Vasi sanguigni, batteri e tumore: da uno studio di Humanitas University, pubblicato su Cancer Cell, nuove risposte sulla formazione di metastasi nel fegato


E’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Cancer Cell uno studio a firma della prof.ssa Maria Rescigno    professore ordinario di Patologia Generale e pro Rettore vicario con delega alla ricerca di Humanitas University, con la dott.ssa Alice Bertocchi, realizzato in collaborazione da Humanitas University e IEO (Istituto Europeo di Oncologia), che rientra nel progetto ‘Immunity in Cancer Spreading and Metastasis’ (ISM) AIRC 5×1000.

La ricerca dimostra che la metastatizzazione dal tumore primario (colorectal cancer) al fegato dipende da quattro eventi: la modifica della barriera vascolare intestinale, identificato un biomarcatore; la migrazione di batteri del microbiota dal tumore primario al fegato, identificato un batterio responsabile; la formazione nel fegato di una nicchia premetastatica e infine il richiamo delle cellule tumorali nel fegato e l’inizio del processo di metastasi.

«La metastatizzazione di un tumore del colon avviene normalmente attraverso i linfonodi drenanti nel fegato o nei polmoni. Per questo, dopo l’operazione per rimuovere il tumore, si va a vedere se i linfonodi drenanti sono interessati dalla malattia. In caso affermativo si considera il paziente metastatico e si avvia una terapia più aggressiva – spiega la prof.ssa Rescigno. Il problema si pone quando il paziente, anche se non aveva metastasi nel linfonodo, in seguito sviluppa metastasi al fegato. Ci siamo chiesti quali siano le cause di questo fenomeno».

L’ipotesi di partenza è che le cellule non arrivino nel fegato attraverso i vasi linfatici, ma tramite i vasi sanguigni. «Ci siamo chiesti come questo possa avvenire. Per capirlo abbiamo analizzato i vasi dei pazienti con un studio retrospettivo sui tessuti di pazienti operati alcuni anni fa. I vasi dell’intestino sono organizzati in modo da non permettere il passaggio dei batteri: formano una “barriera” per non farli entrare in circolo. Ma ci sono casi in cui i batteri si diffondono, come nel caso della salmonella che raggiunge il fegato. In questi casi sappiamo che c’è un marker che indica quando la barriera diventa permeabile», sottolinea la prof.ssa Rescigno. «Partendo da questi presupposti, abbiamo verificato che tutti i pazienti con metastasi al fegato avevano un aumento di questo marker già nel tumore primario, quindi prima che si vedessero le metastasi».

«Il passo successivo è stato chiedersi: se la permeabilità intestinale può essere modificata dai batteri, è un aumento dei batteri nel sito tumorale a modificare la barriera e favorire le metastasi? Abbiamo così verificato che i batteri sono in grado di “entrare” nel tumore, modificare la barriera, migrare nel fegato e creare una nicchia pre-metastatica che fa da “richiamo” per le cellule tumorali. Si tratta di una scoperta molto importante, che ha permesso di identificare il batterio in grado di innescare questo processo», conclude l’autrice dello studio. «Inoltre, grazie al marcatore PV1, ora possiamo predire se un soggetto metastatizzerà al fegato oppure no, e quindi decidere il tipo di trattamento e quanto distanziare i follow up».

HUMANITAS GROUP

Humanitas è un ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario. Ha sviluppato la sua organizzazione clinica istituendo centri di eccellenza specializzati per la cura dei tumori, di malattie cardiovascolari, neurologiche e ortopediche – oltre che un centro oculistico e un fertility center.