Discorso di apertura del prof. Marco Montorsi per l’inaugurazione dell’anno accademico 2019/2020


Discorso di apertura del prof. Marco Montorsi durante la Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2019/2020.

“Autorità, magnifici Rettori, care Colleghe e Colleghi, care Studentesse e cari Studenti, Signore e Signori. È per me un vero piacere avervi tutti qui in occasione dell’apertura del nuovo Anno Accademico della nostra Università, il sesto, che coincide quest’anno con la conclusione del primo ciclo del Corso di Laurea Internazionale in Medicina. E saluto e ringrazio i nostri gentili ospiti, Don Dante Carraro e la Dottoressa Mariella Enoc, per essere qui con noi in questa importante giornata.

Come ricordato nel recente rapporto sull’Università di “Italia Decide”, il nostro sistema accademico poggia su solide radici culturali, che ne determinano una delle caratteristiche peculiari: nonostante la scarsità endemica di fondi, la qualità media è elevata. Ma le concomitanti debolezze del sistema stesso rendono assai difficile emergere nella competizione globale, specie se il percorso di crescita dei ricercatori viene spesso ostacolato da molteplici fattori quali la scarsità di finanziamenti, rigidità ed eccessiva burocrazia del sistema, limitata attitudine alla internazionalizzazione.

La competizione in tema di educazione superiore si sposterà sempre più su di un piano globale, anche in considerazione delle proiezioni della domanda di formazione cui assisteremo nei prossimi decenni.

Le Università più dinamiche, quelle che hanno già iniziato a lavorare sull’innovazione didattica sperimentando forme nuove di aggregazione dei saperi con collaborazioni virtuose pubblico-privato, dovrebbero essere liberate da eccessive rigidità e burocratizzazione e lasciate libere di crescere e confrontarsi sempre meglio con il resto d’Europa.

È in questo scenario complesso che nel 2014 è nata Humanitas University con la Mission di innestare un progetto formativo innovativo su una solida base di clinica e di ricerca di alta qualità, elementi indispensabili per il successo di una iniziativa di questo tipo. All’inizio di questa avventura avevamo fissato degli obiettivi ambiziosi declinati nel primo piano strategico di Ateneo: offrire un corso di laurea innovativo ed internazionale; costruire una Faculty con una significativa esperienza internazionale; avvalersi della competenza del personale medico e infermieristico dei nostri Ospedali; poter disporre di un luogo tecnologicamente avanzato dove formare i nostri studenti; sfruttare al meglio la vicinanza di uno dei più dinamici e produttivi IRCCS italiani per favorire al massimo la traslazione dei risultati tra ricerca e clinica.

In questi sei anni, Humanitas University è cresciuta parecchio, continuando ad investire per innovare, pur con una costante attenzione alla sostenibilità del progetto.

Siamo partiti con due corsi di laurea, Medicina e Scienze Infermieristiche, a cui si è aggiunto nel 2017 il corso di laurea triennale in Fisioterapia, fino all’ultimo “nato”: la nuova MEDTEC School sviluppata con un partner di eccellenza come il Politecnico di Milano e che a settembre ha visto iniziare le lezioni con i primi 50 immatricolati.

Gli studenti sono passati dai primi 100 “pionieri” del 2014 agli attuali 1400, provenienti da oltre 65 paesi del mondo ed è interessante notare come vi sia, oltre a nazionalità più rappresentate, un piccolo ma significativo contingente di studenti provenienti dal continente africano.

L’obiettivo del 50% di studenti internazionali è stato quasi raggiunto nell’ultima coorte di immatricolati che conferma inoltre la tendenza verso una maggioranza di studenti di sesso femminile. Molti studenti hanno scelto di alloggiare nelle nostre nuove residenze: la Mario Luzzatto Student House, aperta nel settembre 2018 grazie ad una significativa donazione, e che ha completato il complesso di edifici del Campus Hunimed.

E veniamo alla formazione post-laurea, tema centrale per una Scuola di Medicina specie in questo momento storico in cui la carenza di medici costituisce elemento centrale di un dibattito ricco di proposte. Qui la problematica è duplice: quantitativa per l’insufficiente numero di borse di specializzazione in rapporto al numero di laureati e qualitativa per un’evidente necessità di riforma e modernizzazione del percorso formativo.

Già nell’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2015 auspicavo un maggior coordinamento da parte del MIUR e del Ministero della Salute per standardizzare e migliorare la regolamentazione dell’attività post-laurea. Sono lieto di avere constatato che un passo avanti è stato fatto, sia con il recente Decreto Interministeriale che aumenta in modo consistente il numero delle borse disponibili, sia con la delibera della Giunta Regionale Lombarda che – oltre a incrementare il proprio contributo di borse regionali – ha formalizzato una nuova e progressiva acquisizione del percorso di autonomia degli specializzandi definendone anche il piano delle competenze, e ponendo dunque le basi per la costruzione di un efficace e moderno curriculum formativo più in linea con i modelli europei.

Quest’anno accademico abbiamo ottenuto l’accreditamento di 19 scuole di specializzazione per un totale di 212 specializzandi attivi nelle strutture ospedaliere del gruppo, oltre ai Dottorandi e ai partecipanti ai programmi di Master. L’analisi dei questionari anonimi, resi pubblici qualche giorno fa dal MIUR, ci vede inoltre in cima alla classifica per efficienza e struttura organizzativa del sistema di formazione postlaurea.

Verso questi medici che saranno il backbone della Sanità del futuro sentiamo una grande responsabilità formativa: abbiamo quindi introdotto in modo strutturato un programma di didattica simulata, che si è ultimamente arricchito con il nuovo Humanitas CUBE, uno spazio di tecnologia e condivisione delle conoscenze dedicato agli specializzandi, equipaggiato con le più avanzate tecnologie di simulazione per chirurgia mininvasiva.

Un vero e proprio ospedale “virtuale” che permetterà di completare la formazione pratica acquisita dai nostri specializzandi nelle strutture ospedaliere del gruppo Humanitas.

La sinergia tra il mondo della clinica e quello della ricerca è sempre in crescita: l’esperienza del Research Day, ora alla quarta edizione appena conclusa, documenta infatti un aumento costante e di grande qualità dei progetti collaborativi e traslazionali con una forte contaminazione tra le aree scientifiche, che si riflette anche sul significativo incremento dei Grant competitivi vinti dai nostri docenti.

La Faculty è passata dagli 11 professori incardinati nel 2015 agli 84 del novembre scorso, un dato che arriva a 263 includendo la Open Faculty, ossia tutti quei professionisti, medici, infermieri e fisioterapisti dipendenti del sistema ospedaliero Humanitas che svolgono un incarico didattico e che contribuiscono grandemente alla formazione specie pratica dei nostri studenti.

E abbiamo da poco ricevuto il decreto ministeriale che attribuisce ad Alberto Mantovani il titolo di Professore Emerito, un momento molto significativo per ogni Ateneo perché ne testimonia da un lato la storia e dall’altro la presenza di una comunità accademica in grado di accogliere al suo interno personalità di altissimo valore.

In linea con la nostra vocazione, stiamo implementando accordi di cooperazione scientifica con atenei nazionali e internazionali consolidando uno scambio proficuo di docenti e studenti all’insegna di una vera e propria contaminazione di conoscenze.

Contaminazione delle conoscenze, è stata questa la parola chiave che ha dato vita al progetto MEDTEC, un esempio di creatività e di spirito pionieristico che ci ha spinto a ideare un nuovo progetto formativo in grado di integrare competenze diverse, per il medico del futuro.

Voglio qui ringraziare Maria Laura Costantino, Maurizio Cecconi e Stefano Duga che hanno la responsabilità di MEDTEC e si stanno impegnando per organizzare una didattica a impronta innovativa aprendosi anche a contributi esperienziali in joint con le più importanti aziende del settore.

Per l’immediato futuro, attiveremo una nuova Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche con l’obiettivo di implementare alcune competenze professionali sempre più richieste nel nostro sistema sanitario quali la assistenza territoriale e quella in area chirurgica e critica.

Stiamo anche lavorando su valutazione e miglioramento della qualità della didattica, per incrementare le competenze e le skills dei nostri docenti orientandole alle nuove modalità e tecnologie e per favorire la preparazione e l’inserimento dei nostri studenti, riducendo gli effetti di eventuali gap formativi in ingresso.

Ma innovare significa anche ricordarsi, soprattutto per un ateneo dedicato alle scienze della vita, di mantenere al centro di tutto l’uomo e il rapporto che si instaura tra esseri umani. Sin dall’inizio abbiamo lavorato per una maggiore integrazione delle scienze umane e filosofiche con quelle STEM inclusa l’arte e il suo ben documentato effetto positivo sul benessere psicofisico dell’individuo.

È sempre più forte il bisogno di Humanities e di pensiero critico, le cui skills – relazionali, cognitive e comunicative – vanno insegnate, per comprendere appieno la rivoluzione legata alla nuova e irresistibile scienza dei Big Data e alle loro dimensioni e qualità, ma anche per fronteggiare efficacemente una società della conoscenza infestata di fake news, disinformazione e overdose di social media.

Questo è il vero valore della nostra professione, un valore che deve rimanere saldo indipendentemente dalle diverse tradizioni, culture, religioni o aspetti etici e che ci impone una grande responsabilità sociale nell’orientare e formare i nostri studenti.

E sono dunque queste le motivazioni profonde che ci hanno spinto ad aderire con entusiasmo al progetto Bangui, a fianco di istituzioni come l’Ospedale Bambin Gesù e CÙAMM Medici con l’Africa.

Per queste e altre attività formative e di ricerca in sedi ospedaliere anche molto lontane, l’Ateneo ha messo a disposizione dei travel grant, che hanno consentito la scorsa estate a 30 nostri studenti di fare esperienze in contesti anche molto diversi e per certi versi sfidanti quali Ecuador, Tailandia, Taiwan e Indonesia.

Quindi, per concludere, uno scenario di crescita sempre più globale, che orienterà le direttrici di sviluppo dell’Ateneo così come delineate nel nostro nuovo Piano Strategico: aumentare ed ampliare l’offerta formativa, conservando e migliorando le caratteristiche di internazionalità, modernità e connessione con il mondo del lavoro.

Ed è quindi con rinnovato orgoglio e grande emozione che dichiaro aperto l’anno accademico 2019-2020 di Humanitas University, sesto dalla fondazione dell’Ateneo.”

HUMANITAS GROUP

Humanitas è un ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario. Ha sviluppato la sua organizzazione clinica istituendo centri di eccellenza specializzati per la cura dei tumori, di malattie cardiovascolari, neurologiche e ortopediche – oltre che un centro oculistico e un fertility center.