Lo studio che rivoluziona la strategia di trattamento della malattia di Crohn
I risultati di uno studio pubblicato recentemente sulla rivista internazionale Gastroenterology dimostrano l’efficacia di un farmaco biotecnologico a selettività intestinale, il vedolizumab, nella remissione endoscopica e radiologica (cicatrizzazione della mucosa intestinale), soprattutto in pazienti affetti dalla malattia di Crohn che non sono mai stati trattati con farmaci biologici.
Ce ne parla il professor Silvio Danese, responsabile del Centro Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali di Humanitas, coordinatore di Humanitas Immuno Center e docente di Humanitas University, fra gli autori di questo importante studio.
Che cos’è la malattia di Crohn
Si tratta di una patologia cronica, progressiva e disabilitante, che può interessare tutto il tratto digerente (compresi bocca, ano e cute circostante), anche se la maggiore incidenza si ha a livello dell’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e del colon. Essa causa un’infiammazione che può favorire lo sviluppo di restringimenti, fistole o ascessi che necessitano di intervento chirurgico in circa la metà dei pazienti entro dieci anni dalla diagnosi.
In Italia questa malattia colpisce circa centomila persone.
I sintomi della patologia
In generale, il sintomo più frequente con cui si manifesta è la diarrea, a cui si aggiungono dolori addominali, crampi, affaticamento, perdita di peso (a causa di uno scarso assorbimento dei nutrienti), problemi correlati alla mancanza di vitamine e oligoelementi, sangue e muco nelle feci e a volte blocchi intestinali, fistole e ulcere. Tuttavia, i disturbi possono variare a seconda di dove si localizza la malattia di Crohn lungo il tratto digerente. La localizzazione più frequente è a livello dell’ileo e del colon e, pertanto, i sintomi più tipici sono dolori addominali, diarrea e talvolta febbre. Se la malattia interessa il tratto superiore dell’intestino è possibile che si verifichino anche nausea e vomito. Inoltre, i pazienti affetti da malattia perianale, in genere, avvertono, a livello della regione anale, dolore, gonfiore e secrezioni.
La cura della malattia di Crohn con il vedolizumab
“Vedolizumab rappresenta l’innovazione nel trattamento della malattia di Crohn e della colite ulcerosa. Il suo innovativo meccanismo d’azione, infatti, si basa sull’inibizione selettiva dei linfociti che transitano e vengono reclutati nell’intestino infiammato”, aveva dichiarato tempo fa il professor Danese.
Oggi, in maniera del tutto innovativa, tramite la Risonanza magnetica nucleare si studia l’effetto del farmaco vedolizumab oltre la mucosa intestinale. “I risultati dimostrano che il farmaco è in grado non solo di cicatrizzare a livello endoscopico la mucosa, ma anche attraverso tutti gli strati della parete intestinale come evidenziato dalla Risonanza magnetica nucleare, dal momento che la malattia interessa l’intestino a tutto spessore”, ha spiegato il professore.
La tempestività per ottenere migliori risultati
Per ottenere i risultati sperati, sono di fondamentale importanza diagnosi e trattamento precoci.
“Questo studio rinforza il concetto che i pazienti con malattia precoce rispondono meglio ai farmaci biologici non solo per quanto riguarda i sintomi, ma anche per quanto riguarda il danno strutturale inteso come lesioni endoscopiche e come danno radiologico”, ha sottolineato Danese.
Circa un terzo dei 110 pazienti con malattia di Crohn in fase attiva, che ha partecipato allo studio di “fase III”, ha ottenuto la remissione endoscopica dopo 52 settimane di trattamento e due terzi hanno ottenuto una remissione istologica alla settimana.